di Renato Caputo | laCittàfutura.it
Abbiamo gentilmente ricevuto il primo numero del 2021 della prestigiosa rivista comunista bimestrale “MarxVentuno”, che si presenta con una ottima veste editoriale. Il numero della rivista è dedicato a “Il movimento comunista internazionale nel 2019-2020”, sulla base del rapporto della Chinese Academy of Social Sciences. La rivista è caratterizzata da un originale taglio internazionalista, a partire dagli autori dei brevi ma intensi saggi che riunisce, con una decisa preponderanza di interventi di marxisti cinesi.
Nel prezioso “editoriale” a firma del direttore della rivista, il rigoroso intellettuale marxista Andrea Catone afferma che “MarxVentuno” si fa promotrice di “momenti di incontro e dialogo tra le riviste marxiste e comuniste, per avviare una riflessione approfondita sulla storia dei comunisti in Italia nel trentennio post-sovietico e gettare le basi di quella fondamentale e necessaria elaborazione strategica che è stata sostanzialmente assente negli ultimi decenni” [1]. Tale prospettiva ci pare tanto più importante e interessante in quanto è espressamente volta a far “prevalere lo spirito di unità sullo spirito di scissione, guidati in questo difficile lavoro ricostruttivo dalla bussola della fondamentale distinzione”, introdotta da Mao Zedong, “tra contraddizione tra il nemico e noi e contraddizioni in seno al popolo” (6).
Il rapporto dell’Accademia marxista posto al centro della rivista “offre diversi spunti di riflessione sulla situazione del comunismo mondiale e sulle possibili strategie che i comunisti e le forze di ispirazione socialista possono elaborare e mettere in atto” (7).
Alla commemorazione dei cento anni del Comintern è dedicato il notevole saggio dello storico comunista Salvatore Tiné, che affronta la questione del ruolo avuto da Palmiro Togliatti nella definizione da parte della Terza Internazionale della politica dei fronti popolari.
Al bicentenario della nascita di Friedrich Engels è dedicato il saggio del direttore della rivista del Partito Comunista della Federazione russa Vladimir Gryzlov. Al bicentenario è connesso anche il significativo saggio di uno dei più autorevoli marxisti italiani: Vladimiro Giacché che affronta, in riferimento all’Antidühring, un tema di grande attualità: il rapporto fra produzione mercantile e socialismo.
Peraltro proprio tale rapporto ha permesso alla Repubblica popolare cinese di estirpare radicalmente la miseria in questo enorme paese in un arco temporale così rapido che non ha sostanzialmente eguali nella storia. Su come prosegue oggi tale decisiva lotta alla povertà è dedicato il saggio di Lei Ming e Zhou Pei.
Un altro significativo intellettuale marxista cinese affronta nel suo saggio un altro tema di grande attualità, ovvero la critica alla concezione e alla strumentalizzazione dei diritti umani da parte delle potenze imperialiste occidentali, che con il richiamo ai diritti universali hanno mascherato aggressioni imperialiste dietro lo pseudo concetto di guerre umanitarie.
Il numero della rivista si chiude approfondendo, in una prospettiva filosofica, il metodo del materialismo storico, ideato da Karl Marx ed Engels, che dimostra tutta la sua attualità proprio nella capacità di cogliere tutti i limiti dell’universalismo astratto con cui vengono declinati dalla borghesia i grandi ideali della Rivoluzione francese e gli stessi diritti umani. Anche questo saggio è opera di un valente intellettuale marxista della Repubblica popolare cinese, a ulteriore dimostrazione del fatto che in questo grande paese si trova oggi “il maggior numero di centri studi, istituti di marxismo e scuole di marxismo” a livello mondiale, ulteriormente implementate negli ultimi anni.
Questa grande attenzione della redazione di “MarxVentuno” allo sviluppo del marxismo nella Repubblica popolare cinese è visto in funzione di una “rivitalizzazione del marxismo in Occidente” (10).
Il Rapporto sullo sviluppo del movimento comunista internazionale mostra come, sebbene con la diffusione della pandemia “si è ulteriormente manifestata la superiorità del sistema socialista” e la prospettiva “di costruire una comunità con un futuro comune per l’umanità sta diventando sempre più popolare”, “la maggior parte dei partiti comunisti dell’occidente è ancora in un fase di riflusso” (11). Allo stesso modo di fronte alle importanti e significative riforme in atto in tutti i paesi socialisti, le potenze imperialiste sono impegnate a rilanciare un pesante clima di “nuova guerra fredda”.
I partiti comunisti di tutti i paesi valutano l’esperienza storica dell’Internazionale comunista, ne traggono lezioni ed esplorano le possibilità di un’alleanza internazionale nella nuova era. Da parte loro, i paesi socialisti elaborano una sintesi della loro prassi, cercano di avanzare e delineano un nuovo modello di sviluppo. In particolare la Cina ha commemorato il Movimento del 4 maggio e celebrato le gloriose conquiste della Repubblica popolare cinese nei suoi primi settant’anni di vita, aspirando a guidare il movimento socialista mondiale in un nuovo cammino. Anche il Partito Comunista del Vietnam sta portando avanti un nuovo progetto di sviluppo. Cuba, dopo aver commemorato solennemente il sessantesimo anniversario della vittoria della rivoluzione, ha modificato la Costituzione e riformato il sistema di direzione del paese. La Repubblica democratica popolare di Corea ha modificato la sua Costituzione, ridimensionando la “politica Songun”, e ha raggiunto nuovi traguardi nella crescita economica e nella diplomazia. Infine il Laos ha rafforzato la formazione dei quadri e l’elaborazione ideologica e teorica in funzione del nuovo congresso del partito.
D’altra parte i partiti comunisti dei paesi non socialisti hanno cercato attivamente vie di sviluppo, con risultati contrastanti. In effetti i risultati dei partiti comunisti nei paesi in via di sviluppo, nei paesi dell’ex Unione sovietica e dell’Europa orientale sono alquanto contraddittori. Mentre, la maggior parte dei partiti comunisti occidentali ha intrapreso la strada della lotta parlamentare attraverso l’unità a sinistra. Con punti luminosi, ma una flessione generale.
Per quanto riguarda la strategia della riduzione della povertà in Cina, il Partito comunista cinese ha creato un modello di lotta alla povertà di tipo a “ragnatela”, mirando a una riduzione mirata della miseria articolata in sette momenti: gruppi mirati, misure mirate, sviluppo sostenibile, autonomizzazione e accrescimento delle capacità, piena partecipazione, “vivere insieme, costruire insieme e godere insieme” e comunità anti povertà con un futuro condiviso. Infine, i risultati della riduzione mirata della povertà dimostrano che il marxismo, il Partito comunista cinese e il socialismo funzionano.
Tiné sottolinea il ruolo decisivo svolto da Togliatti nella definizione della politica dei fronti popolari. Superando i limiti della precedente linea del “socialfascismo”, dal VII congresso dell’Internazionale del 1935 si avvia una strategia unitaria, basata “sulla ricerca di una collaborazione con i partiti socialdemocratici e di massa, fondata nella lotta per la difesa della pace, contro la reazione fascista e il pericolo di guerra che essa porta con sé”. Togliatti, in particolare, “conduce l’analisi concreta della situazione concreta, cogliendo le differenze specifiche tra la fase dell’ascesa al potere del fascismo rispetto a quella del nazismo e invitando a guardare ai movimenti di massa” (67). In tal modo Togliatti “articola e sviluppa il nesso tra lotta per la pace e la democrazia e lotta per il socialismo e individua nella questione nazionale il terreno su cui avrebbe potuto e dovuto convergere la lotta rivoluzionaria in Europa e quella di liberazione nazionale dei popoli oppressi” (68).
Di contro al marxismo occidentale, che tende a sminuire l’apporto di Engels alla fondazione del socialismo scientifico, Gryzlov sottolinea il grande “profilo intellettuale, politico, e umano del cofondatore del marxismo” (85). Viene messa in luce la straordinaria complementarità di Marx ed Engels e lo sforzo sempre unitario da loro profuso nella fondazione teorica del marxismo e nella lotta politica per l’organizzazione internazionale del movimento dei lavoratori salariati. Giovandosi delle testimonianze dei suoi contemporanei, viene delineata “la straordinaria e ricchissima personalità di Engels” (ibidem) del cui immenso patrimonio teorico e politico occorre necessariamente far tesoro.
Vladimiro Giacché mostra come i fondatori del socialismo scientifico e, sulla loro scia, i marxisti della Seconda internazionale e i primi grandi esponenti della Terza internazionale, compreso il primo Lenin, hanno sostenuto la necessità di porre termine nella società socialista alla produzione mercantile e ai rapporti mercantili-monetari. D’altra parte già l’ultimo Lenin, ai tempi della Nep, ha sostenuto che “per giungere alla nuova società socialista la Russia avrebbe dovuto attraversare una lunga fase di transizione caratterizzata dalla presenza dei rapporti mercantil-monetari”. Tali posizioni saranno riprese e sviluppate da Stalin e da altri studiosi ed esponenti dei paesi in transizione al socialismo come W. Brus e W. Ulbricht. Del resto “le esperienze di straordinaria crescita economica e di successi nella lotta alla povertà di paesi socialisti come la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica Socialista del Vietnam ripropongono (…) la possibilità di un proficuo rapporto fra piano e mercato – sotto la direzione del partito comunista – nella lunga transizione socialista”. Giacché ne conclude che “il problema centrale non è la modalità delle decisioni (pianificazioni ex ante o aggiustamento di mercato ex post) ma quale classe sociale ne tragga beneficio” (106).
Ai Silin e Qu Weijie mettono in luce la contraddizione fra il principio di non interferenza dell’Onu e la pretesa dei liberali occidentali che l’affermazione dei diritti umani debba essere superiore alla sovranità nazionale. Al contrario gli intellettuali cinesi sostengono che “il rapporto tra sovranità e i diritti umani non è un aut-aut, ma una relazione dialettica i cui termini si rafforzano reciprocamente”. Per altro “solo con l’impegno a un dialogo non coercitivo, inclusivo ed equo sarebbe possibile raggiungere un consenso di fondo ampiamente accettato dalla comunità internazionale” (127).
Wu Xiaoming mostra che l’affermazione del materialismo storico è ostacolato dalla “mitologia ideologia” che “assume a base dell’intera teoria le idee o le categorie della modernità (specialmente quelle di «giustizia», «uguaglianza», «libertà» ecc.)”. Al contrario “pur appropriandosi criticamente del concetto hegeliano di realtà, il punto di vista della concezione materialistica della storia denuncia l’universalità astratta basata sulle «idee divine» come illusione sovrastorica” (143).
di Renato Caputo
Pubblicato su laCittàfutura.it il 23/04/2021 | https://www.lacittafutura.it/recensioni/marxventuno
Note:
[1] Citeremo dalla rivista inserendo direttamente nel testo, fra parentesi tonde, il numero della pagina.