Presentazione del n.1-2 del 2019 della rivista MarxVentuno: Il vento dell’Ovest
Nel novembre del 1957 Mao Zedong, a capo della delegazione del Partito comunista cinese che partecipava a Mosca alla Conferenza dei 12 partiti comunisti al potere e dei 64 partiti comunisti di tutto il mondo, affermava: “Credo che nella situazione internazionale si sia verificata un’altra svolta. Oggi sul mondo soffiano due venti: il vento dell’est e il vento dell’ovest. In Cina c’è un detto: o il vento dell’est prevale sul vento dell’ovest o il vento dell’ovest prevale sul vento dell’est. Ciò vale anche per caratterizzare la situazione attuale. Io credo che il vento dell’est stia prevalendo sul vento dell’ovest. Ciò equivale a dire che le forze del socialismo sono enormemente più grandi di quelle dell’imperialismo”.
Oggi, invece, sembra che stia prevalendo un nuovo “vento dell’Ovest” potentemente alimentato da ciò che si potrebbe chiamare “populismo nazionalistico di destra”, certo diverso dal fascismo storico nelle forme e modi in cui si è affermato al potere tra gli anni Venti e Quaranta, ma, a nostro avviso, non meno insidioso e pericoloso e assolutamente avverso alla ragion d’essere e allo scopo finale del movimento operaio organizzato nei partiti di ispirazione comunista e socialista. Dagli Stati Uniti di Donald Trump al Brasile di Jair Bolsonaro, che congiuntamente attaccano, col plauso del leader leghista Salvini, la Repubblica Bolivariana del Venezuela e il suo presidente Nicolás Maduro; all’Italia, dove la Lega trionfa alle elezioni europee del 26 maggio (34,4% di consensi) grazie alla campagna d’odio contro gli immigrati e alla mobilitazione reazionaria delle masse su temi securitari; al Rassemblement National di Marine Le Pen, divenuto il primo partito in Francia; alla presenza non irrilevante (11% di voti alle europee 2019) di Alternative für Deutschland in Germania; ai numerosi partiti della destra europea in tutta la Ue, la reazione alla grande crisi capitalistica irrisolta, alla crisi di valori e prospettive del neoliberismo, assume sempre più un segno marcatamente di destra, in un pericoloso arretramento delle forze organizzate del movimento operaio, arretramento che non è solo nei consensi elettorali, ma anche e forse soprattutto, nell’elaborazione strategica di una linea capace di coniugare internazionalismo e patriottismo.
Insieme con questo grande deficit strategico del movimento operaio in Occidente vi è anche un’insufficiente e scarsa comprensione e analisi del populismo di destra, delle sue basi di classe, dei suoi programmi, delle sue ideologie, un ritardo nello studio specifico di essi. Rivolgendo tutta la loro intelligenza e attenzione critica e tutte le (poche) forze alla messa in discussione radicale dei fondamenti e dei meccanismi politici ed economici della Unione europea e dell’euro, individuati come il nemico principale e assoluto – prima ancora (o invece) della NATO, con cui gli USA, nella loro politica imperiale e imperialistica, tengono da 70 anni sotto il loro comando e controllo l’Europa – alcuni sono stati portati a sottovalutare il populismo di destra, rinunciando alla battaglia ideologica e politica. I marxisti sono chiamati a recuperare quanto prima questo ritardo e a confrontarsi seriamente sul terreno dei fondamenti culturali e delle ideologie. Se il populismo di destra è penetrato così in profondità nelle menti e nei cuori dei cittadini, che nei diversi paesi europei hanno espresso nelle elezioni ampi consensi per esso, è perché gli è stato lasciato un enorme campo libero. è un deficit di analisi e azione politica che va al più presto colmato. In un precedente numero della rivista (Mutamenti del quadro mondiale – Trump, la Ue, l’Italia: 1-2/2018) abbiamo già pubblicato un illuminante testo di Samir Amin, Il ritorno al fascismo del capitalismo contemporaneo. Riteniamo utile presentare – per avviare un lavoro che non può essere occasionale, ma ha importanza strategica e impegnerà un’intera fase storica – delle schede su alcune formazioni politiche della destra populista europea.
Su come e quanto il nazionalismo sia un nemico del comunismo e debba essere combattuto sul piano ideologico e politico rilanciando con forza l’internazionalismo proletario, che è stato uno dei fondamenti e dei punti di forza del movimento operaio organizzato sin dalla sua nascita (è la conclusione del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels) si articola il saggio di Vladimir F. Gryzlov, direttore della rivista teorica del Partito comunista della Federazione Russa “Političeskoe Prosveščenie” (con cui la nostra rivista intrattiene da tempo rapporti di collaborazione).
Fábio Palácio de Azevedo, col suo articolo apparso sulla rivista teorica del Partito comunista del Brasile, “Principios” (“Bolsonaro e il fascismo del XXI secolo”), e Valter Pomar, in un ampio saggio scritto per “MarxVentuno” (“Le implicazioni strategiche della svolta a destra in Brasile”), analizzano le basi di classe e le ragioni che hnno consentito l’ascesa di Bolsonaro alla guida del più grande e importante Paese dell’America Latina, ascesa favorita anche dalle trame di giudici asserviti che portano all’arresto di Lula (si veda qui la nota di Mauricio Escuela a p. 69), nonché le conseguenze che tale “passaggio ad ovest” può produrre per il continente americano e per il mondo.
Alessandra Riccio, storica dell’America Latina e direttrice della rivista “LatinoAmerica e tutti i Sud del mondo” indaga nella sua “Brevissima historia del Venezuela e di come e cosa si intende distruggere” ci fa comprendere la grande posta in gioco dell’attuale assedio e attacco concentrico al chavismo condotto in primis dagli USA di Donald Trump e dall’intero schieramento imperialista, e ci invita a stringere i ranghi a sostegno del presidente Maduro.
Alessandra Algostino, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino, analizza le implicazioni ideologiche oltre che giuridico-politiche del “Decreto Sicurezza”, approvato dal governo “giallo-verde”, il marcato segno reazionario di un provvedimento, costellato di profili di incostituzionalità, eterogeneo, ma percorso da un fil noir: un intento repressivo, di limitazione, se non negazione, dei diritti, dal diritto di asilo alla libertà di manifestazione del pensiero, nella prospettiva di un nazionalismo iure sanguinis autoritario.
Il “vento dell’Ovest” soffia anche su un altro versante, quello della unità della Repubblica italiana, fortemente minacciata dalle Intese per l’autonomia rafforzata con le regioni Veneto, Lombardia, Emilia, tenacemente sostenute dalla Lega, che nel suo statuto del 2015 poneva ancora al primo punto l’obiettivo strategico della secessione dall’Italia della cosiddetta “Padania”. Se approvate, le Intese segnerebbero la trasformazione di fatto della forma di Stato prevista dalla Costituzione antifascista. Contro la “secessione dei ricchi” occorre costruire il più ampio fronte ponendo come base comune i principi della Costituzione del 1948.
Ma il “vento dell’Est” soffia anch’esso e contrasta il “vento dell’Ovest”: da Cuba socialista, dove Raúl Castro può a giusto titolo celebrare i 60 anni della vittoria della rivoluzione rivendicando il generoso e glorioso percorso di Resistenza all’assedio USamericano e il contributo che Cuba ha dato e dà ai movimenti di emancipazione in America Latina e nel mondo.
E soffia forte dalla Repubblica Popolare Cinese, dalla quale da alcuni anni è partita forte un’offensiva internazionalistica fondata sull’assunzione da parte del Partito comunista, che l’ha iscritta nel suo statuto approvato nell’ultimo congresso (il XIX, tenutosi nel 2017), della lotta per la costruzione di “una comunità umana con un futuro condiviso”. Tale direttrice strategica è intimamente legata al progetto della Belt and Road Initiative, la Nuova Via della Seta, una “globalizzazione” non imperialistica, antimperialistica. Il presidente Xi Jinping a più riprese ha insistito nei suoi interventi e discorsi, in Cina e in tutto il mondo, per illustrare in modo articolato la nuova strategia internazionale della RPC. Il Central Compilation and Translation Press di Pechino, con cui i rappresentanti di “MarxVentuno” si sono recentemente incontrati per stabilire proficui rapporti di collaborazione editoriale, ci ha consegnato fresco di stampa un libro importante – On Building a Human Community with a Shared Future – dal quale traduciamo in italiano e pubblichiamo il discorso di Xi Jinping alle Nazioni Unite a Ginevra il 18 gennaio 2017. Il “vento dell’est” dell’internazionalismo comunista – su cui ci soffermiamo ancora pubblicando la relazione di Andrea Catone al IX Forum del Socialismo Mondiale a Pechino, promosso dal World Socialism Research Center presso la Chinese Academy of Social Sciences, oltre a diversi altri istituti e centri politici della RPC, ai primi di novembre dello scorso anno – è oggi un sostegno fondamentale e una potente e indispensabile bussola per guidare il movimento operaio in Europa e nel mondo contro il “vento dell’ovest”.